Antonio Lanzetta: “La narrativa non deve solo intrattenere”

Intervista a Antonio Lanzetta 🎤

Ho avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Antonio Lanzetta, dopo la pubblicazione del suo ultimo romanzo, Luna rosso sangue, pubblicato dalla casa editrice Newton Compton lo scorso 10 maggio.

Lo ringrazio per la sua disponibilità a rispondere alle mie domande.

  • Parto subito con una domanda sul personaggio che ho trovato più misterioso e affascinante, cioè il professor Casale, padre dei protagonisti Pietro e Toni. Pur essendo fisicamente assente e ricostruito solo attraverso la memoria del figlio maggiore, è una figura tormentatissima presente in tutto il romanzo. Se lo dovessi descrivere con solo tre aggettivi, quali sceglieresti e perché?

Angosciato, perché ho immaginato un uomo che era convinto di portarsi addosso un peso indescrivibile. Alienato, perché gli effetti di questa responsabilità che grava sulle spalle di un individuo molto spesso può spingerlo verso un distacco dalla realtà. Disilluso, perché quando perdi il contatto con la realtà, non c’è modo di aggiustare le cose, non c’è alcuna speranza”.

  • Venendo invece proprio a Pietro, mi piacerebbe sapere come hai costruito il personaggio, con tutte le sue sfaccettature (violento, ma generoso; coraggioso e paladino dei deboli; impulsivo e pieno di formicolii…): è cresciuto e si è modificato durante la composizione del romanzo oppure è rimasto simile a come lo avevi pensato all’inizio?

Non sono un bravo scrittore, uno metodico con una parete piena di post-it colorati che si collegano tra loro come fili della trama del progetto a cui stanno lavorando. Non sono uno che pianifica le trame: ho un’idea generale, so quello che vorrei dire, chi sono i personaggi, ma per il resto seguo il “flow”, il flusso, della storia mentre ci lavoro. Prendo nota delle cose che succedono, non faccio scalette prima di sedermi al computer e battere i tasti, ma dopo. Credo che il libro non sia un “prodotto”, ma che abbia ancora una funzione romantica… come posso quindi trattarlo come qualcosa di meccanico e programmato? Come posso pretendere che i lettori si appassionino alle cose che scrivo, provino empatia per i personaggi, se la scrittura non viene fuori dal mio petto, da dentro di me, come qualcosa frutto di una profonda ispirazione?

La nostra vita è così incerta, non ci muoviamo lungo schemi, abbiamo un carattere che cambia con il tempo e ogni volta che superiamo un ostacolo poi ne usciamo inconsapevolmente cambiati. Questa è la realtà, per me, e la narrativa non solo deve intrattenere, ma avere l’obbligo di essere reale se vuole lasciare il segno. Quindi, Pietro… sapevo che tipo era, ma per il resto ho aspettato che lui si rivelasse a me mentre raccontavo un pezzo della sua vita”.

  • Il fatto che Pietro sia la voce narrante focalizza il racconto su di lui. Ma è possibile farsi un’idea precisa anche di suo fratello Toni, il meno ‘intellettuale’, quello con i modi più spiccioli. Che conseguenze hanno nell’economia del romanzo le loro differenze caratteriali?

Volevo creare una coppia male assortita di “eroi” fuori dalle regole. Una coppia unita ma strana, tipo Hap & Leonard di Lansdale o qualcosa del genere. Per intenderci, se guardiamo al crime fiction e all’attuale offerta di lettura di genere in Italia, ci sono più commissari, marescialli, questori nelle librerie che nelle caserme. Sembra tutto già letto, oltre che visto. A me piacciono – da lettore – invece quelle storie che coinvolgono le persone comuni, i tipi della porta accanto. Vorrei parlare delle persone, delle loro dinamiche di crescita, dei conflitti. Ci provo da quando ho iniziato a scrivere “seriamente” e spero, con Luna rosso sangue, di aver aggiustato il tiro rispetto al cammino intrapreso con le mie precedenti pubblicazioni”.

  • Ci sono alcuni episodi (come quello di bullismo che segna l’inizio dell’amicizia tra Paolo e i Casale) o alcune frasi (“Non bastava sfruttare quella povera gente nei campi, adesso li dobbiamo mettere sotto pure nei cantieri” oppure “Un’altra vittima del sistema, reclutato nella miseria e trasformato in un soldato a vita”) che sollevano questioni psicologiche e sociopolitiche di grande rilievo. Quanto contribuisce la letteratura alla denuncia e alla sensibilizzazione circa tematiche di questo tipo? Hai in mente un genere particolare?

Mi piacciono i romanzi southern gothic americani, in particolare tutta la nuova letteratura contemporanea prodotta da autori come Chris Offutt, Willy Vlautin, etc… che raccontano il mondo e le persone della provincia, proprio come facevano Faulkner o Steinbeck, o come continua a fare Stephen King, e non c’è modo migliore per offrire delle coordinate fisiche al lettore che permettano di identificare i luoghi, al di là delle descrizioni, se non quello di raccontare gli usi e costumi, di mostrare il volto del mondo per quello che realmente è. Per esempio, Luna rosso sangue è ambientato nel Cilento, in provincia di Salerno, e ci sono scene che si sviluppano ad Acciaroli, ricordata dalla cronaca per il caso, abbastanza recente, di quel grandissimo sindaco che era Vassallo. Questa cosa mi ha ispirato molto per costruire un background su cui far muovere i fratelli Casale”.

  • La Pietra degli asini, la spiaggia, la Ciampa del diavolo sono scenari molto suggestivi, pur nella loro negatività. Che ruolo giocano le ambientazioni nell’arricchire la sostanza dei romanzi che, come questo, sono così intensamente simbolici?

Ho scelto luoghi che sono rappresentativi, o potrebbero essere, della parte più gotica e folcloristica di un territorio. Quella lontana dalle luci del turismo, dalle spiagge affollate, e presente nei vecchi racconti degli anziani di paese. Per esempio, la Ciampa del Diavolo esiste in Campania, anche se si chiama in modo un po’ diverso e si trova in provincia di Caserta ed è un sito archeologico molto importante. Il territorio salernitano è stato invece sede di numerosi scavi archeologici che hanno portato alla luce grotte abitate da uomini primitivi, luoghi sacri e resti di civiltà preromaniche e così via. Trovo che tutta questa storia abbia una forza assurda e che possa essere di ispirazione”.

  • A proposito di simboli, a parte i cerchi di pietre, qual è ai tuoi occhi il più interessante del libro?

La natura è una delle componenti più forti del mio romanzo. Quasi un personaggio aggiuntivo che si muove, senza interferire, insieme ai protagonisti. Per il resto, non aggiungo altro… non vorrei fare spoiler”.

  • Pietro legge Stoner di John Edward Williams e rallenta la lettura perché il romanzo gli piace, quindi vuole “allungarlo”. Tu che tipo di lettore sei? E quali opere consideri essenziali nella tua formazione e nella scelta di diventare scrittore?

Non potrei minimamente immaginare di scrivere romanzi, senza essere prima di tutto un forte lettore. Sarebbe un po’ come chiedere a un musicista di suonare senza essere a sua volta un profondo fruitore di musica. Leggo sempre, più che posso e cerco di farlo con metodo: non sprecherei mai il mio tempo, per esempio, con un romanzo che non può insegnarmi niente. Mi tengo alla larga dai fenomeni del marketing, soprattutto per quanto riguarda il thriller, perché alla fine si rivelano sempre per quello che sono, al di là delle fascette o delle recensioni degli influencers: romanzi usa e getta. Vi è mai capitato di dimenticare o, addirittura, di non ricordare il nome dei personaggi di quei libri che si costruiscono solo sulla trama? Colpi di scena avvincenti, per carità, un ritmo narrativo alto, ma poi alla fine? Non ti lasciano nulla. Quando leggo voglio viaggiare, scoprire luoghi che non conosco, incontrare persone che non incrocerei mai nella mia vita, scoprire le conseguenze delle loro scelte. Questo per me vuol dire leggere”.

  • Per chiudere l’intervista e salutare i lettori, ti chiedo di citare una frase del tuo libro che reputi importante o significativa. 

“Dalle mie parti si dice che un ragazzo diventi uomo solo davanti alla morte. Deve guardarla negli occhi, vedere il sangue, per capire cosa significhi crescere.”

Grazie alla casa editrice Newton Compton per la copia in anteprima 🌷

E ancora grazie all’autore.

Antonio Lanzetta vive a Salerno. Ha iniziato a scrivere romanzi fantasy/young adult, poi ha virato verso il thriller, prima con il racconto breve Nella pioggia, finalista al premio Gran Giallo di Cattolica, e poi con Il buio dentro, tradotto in Francia, Canada e Belgio ed eletto dal «Sunday Times» uno dei cinque migliori thriller stranieri dell’anno. La Newton Compton ha pubblicato L’uomo senza sonnoDelitto in riva al mare Luna rosso sangue (dal sito della casa editrice)

Per la recensione di Luna rosso sangue, clicca QUI

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