Mélissa Da costa

“Be’, allora, in sintesi, i bucaneve sono le uniche piante che possono fiorire nonostante la neve. Li chiamano così perché hanno la capacità di bucarne il sottile strato. Di solito annunciano la fine dell’inverno e l’inizio della primavera”.
Direi che questa può essere considerata la frase chiave di tutto il libro, non solo perché ne contiene il titolo, ma anche perché è la metafora della storia dei principali personaggi che la animano.
Essi infatti, per ragioni diverse, spesso sentimentali o, comunque, intime e psicologiche, si ritrovano a fuggire dalla loro quotidianità per cercare rifugio tra i monti (le Alpi) ed iniziare (in qualche caso, riprendere) a lavorare in un hotel che ‘funziona’ solo durante la stagione invernale.
Nei mesi che vanno da novembre a marzo, i protagonisti si conoscono, interagiscono, si confessano, si scontrano, si aiutano, si innamorano (più o meno)…insomma, durante l’inverno si trasformano e, a fine stagione, iniziano una più serena e consapevole fase loro della vita. Proprio come i bucaneve, dunque, grazie alle relazioni con gli altri, riescono a ‘bucare lo strato’ della neve che li circondava e a fiorire per una nuova primavera.
Il libro è leggibilissimo, non breve, ma molto scorrevole e pieno di messaggi positivi; in modo chiaro e diretto affronta temi delicati e importanti (le relazioni ‘tossiche’, l’accettazione dell’omosessualità, i traumi legati alla famiglia, le difficoltà di ‘diventare grandi’).
Questo è il primo romanzo che leggo di M. Da Costa e non sapevo bene cosa aspettarmi (al di là delle recensioni positive).
Da un lato l’ho trovato piacevole, dall’altro ho la tentazione di definirlo un po’ semplicistico e a tratti troppo dolciastro.
Il libro è pubblicato da Rizzoli editore.