
Dove si mangia la nebbia
di De Bellis & Fiorillo
Piemme, 2025
400 pagine
20, 00 euro (cartaceo)
11,99 euro (digitale)
SINOSSI
LA PRIMA INDAGINE DI ALIDA SAVICH. TUTTI IN PROCURA LA CHIAMANO MOSTRINO PERCHÉ È IRRITANTE E SCORBUTICA …MA UN VERO GENIO DELL’INVESTIGAZIONE «Erano le undici e quarantacinque di una mattina che sapeva di cane bagnato. Quattro piani più sotto, qualcuno schiacciò il pulsante con il suo nome. Il campanello la svegliò di colpo, rovesciò il caffè caldo sulla coscia. Imprecò. Il bastone appoggiato al tavolo scivolò a terra. Imprecò di nuovo.» Nel corso di una lunga carriera da magistrata, Alida Savich è riuscita nel difficile compito di inimicarsi tutti i colleghi della procura di Pavia. Le hanno affibbiato il nomignolo di Mostrino perché è burbera, irritante, supponente, ma geniale. È instancabile e pretende dalla sua squadra il massimo. Lavorare con lei è un incubo, ma risolvere un caso in sua assenza è impossibile.
Sono giorni che non si presenta al lavoro. Si dice che sia gravemente malata, che si regga in piedi solo appoggiandosi a un bastone, che passi le giornate a fumare sigarette a letto e ad ascoltare vecchi dischi di musica classica. Ma un caso la spinge a tornare in procura: un camper abitato da un clochard è esploso nel pieno della notte sulle rive del Ticino, là dove la nebbia non si dirada mai. Sulla scena del crimine è stato trovato un vecchio biglietto da visita della procuratrice Savich. Una traccia inspiegabile, la scintilla che innesca un’indagine che guarda a un passato dimenticato, lontano. Stefano De Bellis e Edgardo Fiorillo irrompono nel territorio del giallo contemporaneo. Lo fanno con un romanzo colto e ritmato, trainato da dialoghi indimenticabili, che segna la nascita di un personaggio inimitabile, ironico e pieno di vizi, tragico e umano.
RECENSIONE
Sul finire del 1993, in una Pavia che inizia a essere sfiorata dallo scandalo di Tangentopoli (che passa per ospedali e cliniche private, prima di arrivare ai palazzi del potere), Alida Savich ha a disposizione una squadra improbabile per risolvere un caso che nessuno in procura considera tale, ma che, invece, si rivela una specie di matrioska perché contiene in sé il collegamento con altri, precedenti casi irrisolti (“aveva trovato una miniera”).
Ostinazione, intuito e scientificità guidano la magistrata alla risoluzione dell’inchiesta, nonostante l’opposizione neanche tanto velata dei colleghi della procura e le difficoltà fisiche e psicologiche che le impone la misteriosa malattia di cui soffre.
Le pagine che raccontano l’evoluzione dell’indagine sono serrate, senza pause, ritmate da un andamento sostenuto, che sembra riflettere la tensione investigativa della protagonista.
Con lei, tra gli altri, Roberto Bernasconi, ispettore quasi pensionato, tornato finalmente operativo dopo anni di auto-confinamento in archivio, soprannominato l’Orologiaio non solo perché figlio d’arte, ma soprattutto “perché smonta e rimonta gli indizi un pezzo alla volta, come fossero gli ingranaggi di un orologio”: uno dei personaggi meglio riusciti del romanzo, che, dietro il suo aspetto da “geometra del catasto”, nasconde la metodicità, la serietà e la tenacia che rendono un inquirente degno del ruolo che ricopre.
A queste pagine se ne alternano altre, più statiche dal punto di vista narrativo, nelle quali l’introspezione prevale sull’azione, ma che non per questo si rivelano meno importanti nell’economia del libro e nella costruzione del personaggio della protagonista: si tratta dei capitoli che raccontano le serate da lei trascorse in compagnia della Signorina, un’anziana vicina di casa quasi cieca, professoressa in pensione da tempo, per la quale Alida cucina piatti succulenti e con cui intrattiene dialoghi colti, letterari e filosofici. Una sorta di grillo parlante che, in barba alla cecità da cui è affetta, riesce a vedere molto chiaramente nell’animo travagliato della sua ospite e la aiuta a ‘sputare il rospo’ su tante questioni su cui Alida sarebbe, altrimenti, reticente anche di fronte a se stessa.
Il vero pezzo forte del libro è proprio la protagonista, un personaggio indimenticabile, anche perché costruito in negativo: non bella, non giovane, non elegante, poco cortese, niente affatto diplomatica e neppure in buona salute (su di lei incombe una malattia minacciosa che già in questo volume la costringe a imbottirsi di cortisone e le ha messo fuori uso una gamba), Alida non possiede certamente i tratti consolatori della donna angelo della tradizione.
Soprannominata Mostrino, nel gergo del Circo (cioè della procura), si guadagna anche (a seconda dei punti di vista) gli appellativi di Papessa, Satana, piccola Schliemann e Grande cacciatrice. Una monade, cui si guarda con timoroso rispetto e malcelata antipatia:
“ Lei era…la molecola che non collide, che schiva tutti e tutti scruta, invisibile e immobile”
Il suo passato, segnato da traumi dolorosi, grava su di lei con lo stesso peso del presente, minato dalla malattia: prima di approdare in procura, Alida Savich è stata una profuga istriana, arrivata bambina in Italia con una povera valigia gialla a fiori rossi (che si oppone a un’altra valigia, al centro dell’indagine, di ben altra consistenza), innamorata della musica e in conflitto perenne con la figura materna (il rapporto con la musica e con la madre: altri due temi trasversali che ricorrono lungo tutto l’arco della narrazione).
Il suo caratteraccio è comunque votato al servizio della legge, che Alida interpreta come una missione:
“Io sono un magistrato e non faccio il magistrato. E tu, Brusa, ci sei o ci fai?”
A dispetto dei tanti ‘non’ che la contraddistinguono, la grinta e la devozione alla causa della giustizia la collocano tra i ‘buoni’ al di là di ogni ragionevole dubbio e la configurano come una leonessa, pronta a combattere contro tutti i ‘cattivi’; non solo quelli prevedibili, che stanno palesemente dalla parte sbagliata, ma anche quelli più subdoli, quelli che non ci si aspetta, camuffati dalle maschere dell’ipocrisia e del perbenismo, che agiscono nell’ombra, circondati dalla “nebbia” metaforicamente richiamata nel titolo.
Grazie alla casa editrice Piemme per la copia in omaggio 🌼