
Elsewhere
di Gabrielle Zevin
Nord, Narrativa, ottobre 2024
Traduzione di Chiara Bovelli
272 pagine
16,50 euro (cartaceo)
9,99 (digitale)
Dopo il successo del meraviglioso Tomorrow and tomorrow and tomorrow, nel suo nuovo romanzo, recentemente pubblicato dalla casa editrice Nord, Gabrielle Zevin ci accompagna in un viaggio malinconico ed emozionante, in grado di ribaltare il giudizio comune sulla fine della vita.
A giocare un ruolo essenziale in tutto il libro è il punto di vista (già a partire dal prologo, affidato a Lucy, la cagnolina della protagonista Liz).
Il dato di maggiore rilievo dell’opera, infatti, è costituito dall’ambientazione, che, almeno all’inizio, genera nel lettore un forte effetto straniante: come suggerisce il titolo, la vicenda si svolge non sulla Terra, ma ad Altrove, una specie di isola che non c’è, in cui si va ad abitare subito dopo la morte. I protagonisti di questa vicenda sono tutti defunti.
Altrove è un mondo con delle regole ben precise, una delle più vistose delle quali è quella per cui il tempo non scorre in avanti, ma indietro, quindi coloro che vi approdano sono destinati a ringiovanire fino a tornare neonati, per poter poi essere spediti di nuovo sulla Terra.
Càpita così che la giovanissima protagonista, morta poco prima di compiere 16 anni, conosca sua nonna Beth (mancata prima che lei nascesse), ormai diventata più giovane di sua madre.
A differenza dell’oltretomba dantesco, in questo non-luogo non sono previsti castighi, punizioni o contrappassi per ciò che è stato commesso durante la propria esistenza; ad Altrove non si scontano né si espiano i propri peccati.
Un luogo senza sofferenza, dunque, in cui non esistono la paura della malattia né quella della morte.
Eppure, una nota dolentissima per chi vi soggiorna è costituita dalla nostalgia pungente della Terra: di nuovo una prospettiva insolita (sono i vivi in genere a sentire la mancanza di chi non c’è più), collegata al messaggio più dolce e potente veicolato da questo romanzo.
Infatti, proprio per venire incontro a questo “dolore del ritorno”, sull’isola sono collocati dei PO, cioè dei punti di osservazione -dei telescopi- dai quali, in orari prestabiliti, è possibile soffermarsi a guardare i propri cari e la loro quotidianità.
Sono luoghi frequentatissimi da tutti quelli che, come la stessa Liz, non riescono a ‘staccarsi’ dalla loro vecchia esistenza e non accettano la loro nuova condizione di ‘vita’.
Ma l’appuntamento fisso con i PO è sconsigliato agli abitanti di Altrove: è bene che essi comprendano il prima possibile che ‘là’ non si sta poi tanto male e che la morte non è la fine, ma solo un nuovo inizio; non la conclusione della vita, ma un’altra fase della vita stessa.
Grazie alla casa editrice Nord per la graditissima collaborazione 🌺