Dido Michielsen 📚

Secondo la definizione dell’autrice, Dido Michielsen, Figlia di due mondi è un romanzo storico che “intende trasportare il pubblico nell’Indonesia di un secolo fa”.
A ciò è dovuta l’attenta ricostruzione della società e della cultura dell’isola di Giava -nella quale la vicenda si svolge- durante la prima metà del XX secolo, tra gli ultimi decenni della secolare dominazione coloniale olandese e l’occupazione da parte del Giappone, durante il secondo conflitto mondiale.
Figlia di due mondi
A incarnare tutte le contraddizioni, le ingiustizie e le storture tipiche dell’imperialismo è Louisa, la protagonista, una giovane donna che, pagina dopo pagina, il lettore vede crescere e maturare, fino a prendere piena coscienza di sé.
Louisa è ‘figlia di due mondi’: metà nativa, metà europea (indo-europeaan), si sente come sospesa tra due identità, a ciascuna delle quali sente di appartenere solo relativamente.
Essendo una “sangue misto”, non si percepisce né del tutto olandese, né del tutto giavanese.
Del resto, i “totok” (i purosangue) disprezzano quelli che, come lei, non sono occidentali al cento per cento; ma questi ultimi si sentono molto superiori rispetto agli indish, che vivono nelle case dei bianchi, solo come servitori, in posizione del tutto subalterna.
A complicare il quadro, già storicamente complesso di suo, c’è anche il fatto che Louisa non ha mai conosciuto i propri genitori. La madre, giavanese di nascita, ha rinunciato alle proprie figlie, dandole in adozione ad una famiglia di ceto medio, anch’essa di origine mista, con la speranza di assicurare loro un futuro rispettabile.
La mancanza della figura materna e il carattere arcigno della madre adottiva, hanno reso Louisa una donna irrisolta, perennemente insoddisfatta, con tanta voglia di libertà, ma senza il coraggio di ribellarsi a certi retaggi familiari e sociali.
Il rapporto con i propri figli è a sua volta condizionato da questa frustrazione di base, accresciuta anche dal matrimonio combinato, a suo tempo organizzato dalla famiglia adottiva, che l’ha vista sposa a tredici anni (!) di un uomo già vedovo e molto più grande di lei.
Come un fiore di loto, che ogni giorno si apre un po’ di più
Oltre a essere un romanzo storico, questo libro può essere anche considerato un romanzo di formazione o, meglio, di autoformazione: Louisa è fin dall’inizio pienamente consapevole dei propri limiti e dei propri difetti, ma a poco a poco evolve grazie alla propria tenacia e alle esperienze che decide di non negarsi (“Non voleva tornare alla vita di prima […]; doveva inventarsi qualcosa che desse un significato alla propria esistenza”).
La sua emancipazione avviene per tappe.
Innanzi tutto, si aiuta attraverso la lettura: analizza a fondo le ambientazioni e i protagonisti dei romanzi che legge, di volta in volta immedesimandosi in essi o prendendone le distanze, ma sempre apprendendone una lezione preziosa.
Tenta anche di fondare un club di lettura, ma deve subito rinunciare perché le partecipanti sono troppo poco coinvolte e per niente convinte.
“Gli amici che cercava non erano in carne e ossa: erano fatti di carta e rilegati con cura”
Fondamentale poi è l’incontro con una vicina di casa di origine cinese, che le consente di accedere a contesti diversi dal proprio, contesti in cui le donne, senza marito, lavorano e sono economicamente autonome, potendo gestire anche delle fiorenti attività commerciali.
“Sono finita in un mondo diverso, dove vigono ben altre norme, come Alice nel Paese delle Meraviglie. E vorrei restarci per sempre”.
I suoi viaggi sono un altro strumento di crescita: in ognuno di essi scopre qualcosa di nuovo e diverso sugli altri e soprattutto su stessa. Il più importante, quello in cui si trova faccia a faccia con le proprie origini e che le consente di trovare con consapevolezza “il proprio posto nel mondo”.
Engel en Kinnari
A simboleggiare le due identità culturali di Louisa sono “l’angelo” e la “kinnari”: ad essi sono intitolate le tre parti in cui si divide il libro e ne costituiscono anche il titolo in lingua originale (Engel en Kinnari).
Le due figure sono simili (creature celesti e alate), ma appartengono a due tradizioni religiose diverse (quella cristiana occidentale e, rispettivamente, quella indù-buddista), anche se gli europei tendono spesso a confonderle.
Grazie Nord edizioni per la copia in omaggio 🌷
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Titolo: Figlia di due mondi
Autore: Dido Michielsen
Traduzione: Alessandro Storti
Casa editrice: Nord
Data di pubblicazione: marzo 2024
Pagine: 352
Prezzo dell’edizione cartacea: 19,00
Prezzo dell’edizione digitale: 11,99
Sinossi
Isola di Giava, 1901. Louisa non si è mai sentita a casa. Non presso la famiglia olandese che l’ha adottata subito dopo la nascita, educandola come un’europea per nascondere le sue origini giavanesi e dandola infine in sposa giovanissima a un uomo che lei non ama. E nemmeno tra i giavanesi, che la considerano alla stregua degli altri bianchi colonizzatori, se non peggio. Ma qualcosa cambia quando Louisa conosce Yoe Lang, un’intraprendente sarta cinese che sopporta a testa alta le discriminazioni degli europei, difendendo con orgoglio la sua cultura. È lei a incoraggiare Louisa a ritrovare se stessa, insegnandole a lavorare i batik, tessuti dipinti a mano con motivi tradizionali dell’isola.
Eppure, persino nella quiete del laboratorio, tra stoffe e colori sgargianti, Louisa si sente come unakinnari, le creature mezze donne e mezze uccello della mitologia giavanese, che non appartengono né alla terra né al cielo. Forse, per Louisa, l’unico modo di riconnettersi con le proprie radici è rintracciare quella madre che non ha mai conosciuto e di cui nessuno sembra voler parlare. Anche a costo di riportare alla luce vecchi scandali e riaprire ferite mai rimarginate…