Imran Mahmood 📚

Un libro che richiama continuamente Proust, non può che essere interpretato come una ‘ricerca del tempo perduto’.
Questa recherche è il filo conduttore del romanzo e a inseguire il tempo perduto è il protagonista, Xander Shute, che le estreme scelte di vita hanno collocato in una sorta di limbo ovattato, nel quale continuamente, come flash, compaiono frammenti sconnessi o ricordi sbiaditi del passato.
L’uomo che visse due volte
In una delle prime pagine, la madre di Xander cita “La donna che visse due volte”: il titolo del film di Alfred Hitchcock può adattarsi benissimo al caso di questo personaggio. Anche lui, infatti, ‘ha vissuto due volte’, una prima vita “normale”; una seconda, per scelta voluta e consapevole, da senzatetto. Ad un certo punto, ha deciso di lasciare tutto, di vivere libero…o, forse, semplicemente, di punirsi per le proprie colpe.
La vita da clochard ha eroso la sua memoria, ha scollegato il quadro di insieme dei suoi ricordi, che ora, come dicevamo, si affacciano alla coscienza in modo incoerente e non più consequenziale.
Rory
Ecco allora di tanto in tanto comparire la madre, storica dell’arte e accademica, con il pallino di Proust; e il padre, un fisico piuttosto conosciuto, con il vizio del bere (e forse di peggio, ma questo capitolo appartiene al non detto, è un nodo irrisolto della narrazione), che ha la grande colpa di aver scatenato e alimentato la rivalità tra i due figli, mettendoli di continuo a confronto e dimostrando a Xander la superiorità del fratello minore.
Rory, “il genio di casa”, “intelligenza allo stato puro”, quello che sempre “ha tutte le soluzioni” (anche le più definitive) e che continua a comparire nella mente di Xander, anzi, quasi alle sue spalle, a perseguitarlo con la sua presenza evanescente, come una specie di gigantesco senso di colpa.
All’inizio il fratello minore è la figura ricorrente, soprattutto nell’evocazione di episodi relativi all’infanzia e all’adolescenza, a volte teneri, a volte rudi, segnati da questa competizione a senso unico di Xander nei suoi confronti, mai veramente superata (“non ci siamo mai ripresi completamente dalle nostre liti adolescenziali”).
“I ricordi incoraggiano i fantasmi. E mentre ci penso, mi sento prendere per mano da Rory. Piccolo, meraviglioso Rory”
Grace
In un momento successivo, a Rory subentra Grace, la ragazza conosciuta all’università, matematica come Xander (che di mestiere faceva l’informatico), ma attratta anche da interessi “altri” (lo yoga, il buddhismo, certi tipi di musica), che Xander non comprende e, per certi versi, non approva. E’ geloso e possessivo; non tollera, al solito, rivali. Dall’ultima volta che l’ha vista, sono passati trent’anni.
I know what I saw
Il libro inizia con la descrizione di uno scontro piuttosto violento tra Xander e un altro senzatetto. Il colpo in testa che riceve innesca un cortocircuito, che rimette in movimento il complesso e irrisolto mondo interiore del protagonista.
Dopo questa lite furibonda, avendo bisogno di un luogo riparato e tranquillo per riprendersi dalle ferite, Xander si introduce in una delle villette di un quartiere della Londra ‘bene’. Non visto, nel salotto di questa abitazione, assiste all’omicidio di una donna da parte di un uomo distinto, ma ubriaco.
Travolto dal senso di colpa per non essere intervenuto a impedire il delitto, denuncia l’accaduto alla polizia, nella speranza che il colpevole venga consegnato alla giustizia.
“Ho permesso a quell’uomo di toglierle la vita. La gravità di questa presa di coscienza mi sommerge come la cresta di un’onda”
Ma gli inquirenti non trovano né cadaveri né assassini, considerato anche che nella notte incriminata il padrone di casa era alloggiato chilometri e chilometri lontano da Londra.
“Glielo chiederò per l’ultima volta, Signor Shute. Ha assistito a un omicidio a questo indirizzo? Al civico 42B di Farm Street?”
“Sì. So cosa ho visto”
Ma Xander è un senzatetto, le sue parole non sono affidabili, il suo aspetto è inquietante. Risulta difficile credergli.
“Non combacia niente, signor Shute”
Per Xander è l’inizio di un incubo, che lo porterà finalmente a fare chiarezza nelle zone oscure, a riempire i vuoti del suo vissuto, costringendolo a fare i conti con delle verità scomode, alle quali per anni aveva cercato di sottrarsi.
Concludendo
Nostalgico, psicanalitico, enigmatico, questo thriller è strutturato come un meccanismo perfetto, i cui ingranaggi, all’inizio apparentemente divergenti, alla fine riescono a combaciare e a combinare un emozionante quadro d’insieme.
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Titolo: I know what I saw
Autore: Imran Mahmood
Traduzione: Tessa Bernardi
Casa editrice: Time Crime
Data di pubblicazione: settembre 2023
Pagine: 320
Prezzo dell’edizione cartacea: 16,00
Prezzo dell’edizione digitale: 9,99
SINOSSI
Xander Shute, con alle spalle una prestigiosa carriera in banca e ora senzatetto per le strade di Londra, si ripara per la notte in un appartamento vuoto a Mayfair. Quando sente i proprietari rientrare, corre a nascondersi. Intrappolato dietro al divano assiste alla discussione della coppia, diventando il testimone di un feroce omicidio. Ma chi è la donna che è stata assassinata? La stessa che secondo la polizia non poteva assolutamente trovarsi lì? E com’è possibile che l’uomo che ha visto insieme a lei la stia facendo franca? Mentre Xander cerca risposte, la sua memoria viene messa alla prova e lo costringe ad affrontare un passato doloroso sepolto da tempo. Quanto è disposto a rischiare per scoprire la verità?