Il caso Agatha Christie

Nina de Gramont

Non conoscendo i dettagli della vita della celebre scrittrice di gialli, non sapevo che nel 1926 (quando non era ancora famosissima), Agatha Christie scomparve nel nulla per 11 giorni, dopo che il marito Archie le aveva annunciato la sua volontà di separarsi da lei, poiché innamorato di un’altra donna. Lei stessa non seppe (o non volle) dare spiegazioni in merito alla sparizione, che ancora oggi viene descritta nelle biografie ufficiali come conseguenza di una forte amnesia.

Il bel romanzo di Nina de Gramont reinterpreta liberamente questo fatto reale e lo arricchisce inserendo all’interno del racconto di quegli 11 giorni, la storia parallela di Nan, amante di Archie, nonché narratrice e coprotagonista. 

La narrazione di Nan forma un vero e proprio ‘incastro’ con la vicenda principale (la sparizione di Agatha), e, per farci comprendere il presente, ci riporta nel passato, negli anni immediatamente precedenti e in quelli immediatamente successivi alla Grande guerra, soffermandosi sui dettagli della passione per Finbarr, il primo e unico amore della sua vita.  

Un “racconto nel racconto”, in cui non possono mancare dei delitti ‘alla Agatha Christie’: dei crimini che, nelle modalità di svolgimento e nei moventi che li ispirano, ricordano le trame di alcuni suoi celebri gialli (uno su tutti, Assassinio sull’Orient Express) e che richiederebbero l’acume di Hercule Poirot per essere risolti. “Nella vita penso che si debba usare il rasoio di Occam: la soluzione più logica di solito è quella giusta “.

Di Agatha leggiamo che “non le interessavano le storie d’amore, le infilava nei suoi romanzi solo perché lo facevano tutti. Le considerava addirittura nocive nei romanzi polizieschi, perché a suo parere distraevano il lettore”. 

Ma questo libro non è un poliziesco e l’amore è la vera forza che muove la vicende: tutti i personaggi ne sono ‘vittime’ e, prima o dopo, agiscono in suo nome, nel bene e (soprattutto) nel male. 

Oltre alla trama ben calibrata, ho apprezzato in particolare il modo in cui la scrittrice ha saputo caratterizzare alcuni personaggi, la sua capacità di differenziarli in base alle epoche della loro vita (l’esperienza della guerra è un importante spartiacque), la malinconia che ha saputo dare ai loro sguardi rivolti ad un passato irrecuperabile (quello di Nan, in primis, ma anche di Finbarr, dell’ispettore Chilton e delle ragazze del convento). 

L’autrice ha conferito ad Agatha una naturale signorilità e ha ben definito la sua passione per la scrittura: “In mezzo a quel pandemonio, Agatha aveva un altro luogo sicuro in cui rifugiarsi: la scrittura. Un mondo separato da quello reale […]. Quando le sue dita iniziavano a volare sui tasti, era il mondo a scomparire, non lei”.

Ringrazio di cuore l’editore Neri Pozza per la copia che mi ha offerto in omaggio.

Casa editrice Neri Pozza

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