Il giudice dei dannati 📖 Daniele Soffiati

Il giudice dei dannati

di Daniele Soffiati

Mondadori, Omnibus, 2025

276 pagine

19,00 euro (cartaceo)

10,99 (digitale)

Sinossi

Trenton, in New Jersey, è il tipico buen retiro, un angolo di provincia tranquillo circondato dai boschi, dove l’hobby preferito è annoiarsi col sorriso. È dunque uno shock per tutti quando Scott Hicks viene rinvenuto ormai cadavere in casa, il volto tumefatto, devastato da centinaia di punture di vespe. Pochi sapevano che lo psichiatra fosse allergico, ma sicuramente ne era a conoscenza il suo assassino. Perché di omicidio si tratta, non ci sono dubbi: Hicks aveva il viso cosparso di aceto e zucchero, una mistura perfetta per attirare le vespe e procurargli così un letale shock anafilattico. È un delitto troppo terribile, troppo teatrale.

Sean Brennan chiede aiuto a due ex colleghi dell’FBI, la criminologa italiana Francesca Martini e l’agente speciale Nicolas Frost. Francesca ha una speciale abilità: l’eidetismo. Sa creare immagini mentali con un vivo carattere di realtà. Unito allo studio di psicologia della memoria, questo talento le permette di ricostruire la meccanica degli omicidi a partire dalla scena del crimine – o di “vedere i delitti con gli occhi dell’assassino”, come dicono le malelingue. In realtà, malgrado i suoi successi, Francesca soffre di insicurezza e ansia, che cerca di nascondere a tutti, fatta eccezione per Nicolas, l’unico a conoscerla davvero.

Grazie all’aiuto di Jonathan Corso, professore di letteratura italiana a Princeton, Francesca e Nicolas ritrovano in casa di Hicks uno strano messaggio, pieno di riferimenti all’Inferno di Dante Alighieri, alla legge del contrappasso e alle punizioni dei dannati. Una cosa è immediatamente certa: “Minosse”, come viene soprannominato il killer, è solo all’inizio della sua striscia di sangue.

Recensione

La valle d’abisso dolorosa”, così come ce la descrive Dante nella prima cantica della Commedia, fa da sfondo alla vicenda raccontata da Daniele Soffiati nel suo thriller, Il giudice dei dannati, recentemente pubblicato dalla casa editrice Mondadori.

Già il titolo fa l’occhiolino a chi possiede qualche conoscenza (o reminiscenza) del poema, poiché immediatamente rimanda alla spaventosa figura di Minosse, il ‘mostro’ che, posto all’ingresso dell’Inferno, svolge esattamente la funzione (cotanto offizio) di giudice dei dannati, indicando con la lunga coda il numero del cerchio al quale l’anima di turno è condannata per l’eternità.

Anche il serial killer protagonista di questo libro, non a caso subito soprannominato “Minosse” dagli agenti dell’FB incaricati dell’inchiesta, si erge a giudice di peccati e peccatori, predisponendo per le sue vittime punizioni esemplari e definitive, e ricreando le atmosfere proprie del primo regno dell’oltretomba, secondo un precisissimo schema ‘di lavoro’, che segue in maniera rigorosa il famoso criterio del contrappasso e riproduce persino l’ordine di apparizione delle diverse pene. 

Si parte dunque dal primo ‘dannato’, dilaniato dalle vespe, che nell’opera dantesca costituiscono una delle punizioni subite dagli ignavi nell’antinferno, per poi passare, con un incremento graduale della gravità delle colpe,  al castigo di incontinenti (lussuriosi e golosi, cerchi II e III), violenti (cerchio VII), fraudolenti (cerchio VIII) e infine traditori (cerchio IX). 

E così il lettore vola tra le pagine come Dante tra i cerchi della cantica, intraprendendo anche lui un viaggio vorticoso attraverso “la città dolente” e trovandosi, cadavere dopo cadavere,  faccia a faccia con la ferocia di questo moderno Minosse, che nulla ha da invidiare alla malvagità di quello più antico. 

Con una differenza sostanziale: il personaggio dantesco è un demonio che opera in un contesto solo oltremondano e comunque giudica in base al principio della giustizia divina; il ‘cattivo’ di questo thriller, invece, è un uomo che, arrogandosi la funzione di giudice di altri uomini, intende dare vita a un inferno tutto terreno, obbedendo ai propri demoni personali.

La sua caratteristica principale, tuttavia, non è la spietatezza, ma piuttosto l’abilità manipolatoria con la quale sembra divertirsi a beffare gli inquirenti, che pure sono i migliori sul campo, anticipando le loro mosse, depistandoli in continuazione e ingannandoli (fino all’ultima riga!) con una serie di trappole nelle quali, loro malgrado, finiscono per cadere anche i lettori. 

Grazie Mondadori per la copia omaggio 🌼

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