Ross Greenwood

Terzo romanzo di una trilogia dedicata all’ispettore Barton, questo libro racconta i crimini di una giovane pluriomicida, talmente spietata da essere soprannominata “il killer di ghiaccio”.
Mentre seguiamo le vicende personali dell’ispettore (i rapporti con la moglie e i figli, i problemi con la madre, che si ammala di Alzheimer), seguiamo anche la storia di Ellen, la sua vita sfortunatissima e squallida, vissuta tra stupri, prostituzione, droga e, appunto, omicidi. Ma non basta: perché la donna è geneticamente affetta da una grave forma di psicopatia, che si manifesta anche in altri membri della sua famiglia.
Le strade di Barton e di Ellen ben presto si incrociano. Pur non avendo tra le mani prove schiaccianti che la incriminino, l’ispettore è comunque convinto della colpevolezza della ragazza.
Questo “incrocio” si verifica anche in senso narrativo: il racconto alterna capitoli (in terza persona) nei quali il punto di vista è quello di Barton, a capitoli (in prima persona) nei quali invece la focalizzazione è interna al personaggio di Ellen.
Si tratta di un libro di grande impatto perché si incentra su temi difficili e controversi, che spingono il lettore a riflettere su una certa quantità di questioni, a volte più grandi di lui: come può il sistema della giustizia aiutare e giudicare uno psicopatico? È condannabile la legittima difesa? Oppure certi individui (spacciatori, stupratori, violentatori vari) meritano semplicemente di morire?
Alla fine non è facile (legalmente sì, umanamente no) stabilire se Ellen sia colpevole -cosciente del male che compie- o solo pazza, come suo padre e sua sorella, quindi inconsapevole della gravità delle sue azioni. È, del resto, anche sfortunata perché incontra solo ed esclusivamente uomini senza scrupoli, che la maltrattano, la usano e la stuprano.
“E’ buffo, un tempo leggevo libri di psicologia per cercare di autodiagnosticare i miei problemi. La maggior parte ti consigliano di scappare o di affrontare le tue paure, ma un uomo mi consigliò di fare qualcos’altro con i demoni […]. Mi disse di usarli a mio vantaggio”.
Per un’amante dei libri gialli e thriller come me, questo libro ha un difetto molto grande: fin dall’inizio sappiamo chi è il colpevole. È la stessa Ellen, infatti, a raccontare gli omicidi che commette. I colpi di scena, che pure in parte si verificano, ne risultano come “attutiti” e smorzati. Per questo motivo, devo ammettere che ho fatto un po’ di fatica a portare avanti la lettura fino alla fine (anche se forse la sorpresa più eclatante sta proprio nelle ultime righe!). Penso che questo romanzo sia apprezzabile non tanto come puro thriller, ma per le problematiche sulle quali porta il lettore a focalizzarsi.
Casa editrice: Newton Compton