
La condanna del silenzio
di Arwin J. Seaman
Piemme, 2025
368 pagine
17, 96 euro (cartaceo)
10,99 (digitale)
SINOSSI
UNA MISTERIOSA SPARIZIONE RIPORTA IL TERRORE SULL’ISOLA DI LITEN. L’isola di Liten è caduta in disgrazia. Dopo il caos mediatico dell’anno appena passato, i turisti abituali, ormai rassegnati all’idea di aver perso il loro rifugio di pace, l’hanno abbandonata. Anche la curiosità morbosa dei nuovi visitatori, accorsi per seguire da vicino lo scandalo, si è presto spenta. Come se non bastasse, da settimane una pioggia tremenda, unita a venti fortissimi, funesta la costa. La notizia della scomparsa di una ragazza, che non è rientrata a casa ma apparentemente non ha nemmeno lasciato l’isola, passa così in secondo piano. La polizia di Malmö archivia il caso come una fuga volontaria, mentre online c’è chi ipotizza che si tratti di un patetico tentativo di riportare Liten al centro dell’attenzione, sulle prime pagine di cronaca nera. Turismo nero o dell’orrore, lo chiamano. Ma Kysa Nilsson, giorno dopo giorno, sembra proprio essere sparita nel nulla… Owe Dahlberg, il capo della polizia, si trova a indagare senza aiuti dal continente. A intervenire sono gli Andersson, la famiglia più influente dell’isola, desiderosi di “lavare l’onta” di aver avuto un assassino in famiglia. Determinati a risolvere il mistero della scomparsa della donna da soli, si proclamano sceriffi e avviano le ricerche. Gli indizi che emergono, tuttavia, suggeriscono che sia avvenuto un vero e proprio rapimento. E che Liten, per l’ennesima volta, stia per finire nell’occhio del ciclone. Arwin J. Seaman, scrittore italiano sotto pseudonimo diventato ormai un maestro del giallo nordico, ci riporta sulla misteriosa isola di Liten. Tornano le atmosfere glaciali, i personaggi che hanno stregato migliaia di lettori e incombe un nuovo, inquietante caso da risolvere.
RECENSIONE
Un intreccio perverso di motivazioni psicologiche e materiali è al centro del caso di cronaca nera che scuote la ‘sonnolenza’ in cui l’isola di Liten è precipitata, una volta placatosi l’enorme clamore intorno agli omicidi di alcuni suoi giovani abitanti, raccontati nei due precedenti libri di Arwin Seaman (Omicidio fuori stagione; Un giorno di calma apparente).
Kjsa Nilsson, da poco maggiorenne, scompare durante una tempesta: incidente, fuga volontaria, rapimento o morte violenta? La polizia indaga, sulle prime con scarso successo, barcamenandosi tra chi potrebbe, ma non vuole collaborare (le forze dell’ordine di Malmö) e chi, al contrario, non potrebbe, ma vuole collaborare a tutti i costi (la famiglia Andersson al gran completo).
Se i precedenti volumi della serie, giunta ormai al suo terzo capitolo, avevano portato in primo piano il personaggio della giovane Malin Dahlberg, colta nel pieno della sua crisi adolescenziale, questa volta il focus dell’autore si sposta decisamente sulla figura di suo padre Owe, che è anche il capo della polizia di Liten e, in quanto tale, è incaricato delle indagini sulla scomparsa di Kysa.
Tale centralità è ben sottolineata fin dalle prime righe del romanzo, nelle quali vediamo l’uomo paragonato a un vecchio e macero olmo franato a terra e poco dopo al lago Okänd, un lago di origine vulcanica, come lui cupo e potenzialmente “esplosivo”.
“Owe si avvicinò al tronco massiccio e lo esaminò nella luce livida dell’alba. Era un olmo, vecchio e malconcio, aveva resistito quanto aveva potuto e poi, semplicemente, si era lasciato andare. Cercò di non vederci una metafora che richiamasse la propria situazione. ”
Con questa attenzione agli stati d’animo del personaggio, Seaman avanza nel resoconto della complicatissima inchiesta, come sempre costruendo un caso che è come un gioco di specchi a uso e consumo del lettore, ma senza dimenticare che Owe, oltre ad essere un poliziotto coscienzioso, sebbene non sempre brillante, è, prima di tutto, il padre, vedovo da tempo, di una quasi diciottenne ribelle e irrequieta, che con lui non ha mai avuto un rapporto facile e che ha promesso di andarsene di casa esattamente al compimento della maggiore età (ovvero a trenta giorni dall’avvio dei fatti narrati).
Pertanto, mentre indaga sulla scomparsa di Kysa, Owe dalla mente non può cancellare il pensiero fisso di Malin e, anche non volendo, si ritrova invischiato in un conto alla rovescia che lo tormenta dall’inizio alla fine del libro, scandendo il ritmo dei giorni e delle ore, ben più ritmicamente dei progressi discutibili dell’inchiesta.
“Pensò che mancava un mese, trenta giorni precisi. Non avrebbe dovuto tenere il conto, ma era più forte di lui”
La condanna del silenzio è dunque certamente quella che avvolge la minuscola isola situata tra la Svezia e la Danimarca, una volta sfumata la macabra popolarità “guadagnata” nel recente passato, ma è anche la scarsa capacità di comunicare che caratterizza la relazione sofferta tra padre e figlia. Se Malin a volte sa esplodere, Owe, invece, incassa in silenzio, da sempre condannato, appunto, a svolgere il ruolo di uomo debole e remissivo.
“Non è facile essere come me. Io sono come quest’isola. Resto qui, non mi muovo, se mi cerchi mi trovi e sono sempre lo stesso uomo.”
Grazie alla casa editrice Piemme per la copia in omaggio 🌼