La grande sete 📖 Erica Cassano

La grande sete

di Erica Cassano

Garzanti, 2025

Pagine: 384

18,00 euro (cartaceo)

9,99 euro (digitale)

SINOSSI 

Anna ha sete. Tutta la città ha sete, da settimane. C’è chi li chiamerà i giorni della Grande Sete, e chi le ricorderà come le Quattro Giornate di Napoli. È il 1943 e l’acqua manca ovunque, tranne che nella casa in cui Anna vive con la sua famiglia. Mentre davanti alla Casa del Miracolo si snoda una fila di donne che chiede quanto basta per dissetarsi, lei si domanda come mai la sua sete le paia così insaziabile. Perché quella che Anna sente è diversa: è una sete di vita e di un futuro di riscatto.

A vent’anni vorrebbe seguire le lezioni alla facoltà di Lettere, leggere, vivere in un mondo senza macerie, senza l’agguato continuo delle sirene antiaeree. Ma non c’è tempo per i sogni. Il padre è scomparso, la madre si è chiusa in sé stessa, la sorella e il nipote si sono ammalati. Il loro futuro dipende da lei. Così, quando ne ha l’opportunità, Anna accetta un impiego come segretaria presso la base americana di Bagnoli. 

Entra in un mondo che non conosce, incontra persone che provengono da una terra lontana, piena di promesse, che incanta e atterrisce allo stesso tempo, come tutte le promesse. La cosa più semplice sarebbe scappare, lasciarsi alle spalle gli anni dolorosi della guerra. Ma Anna non vuole che qualcun altro la salvi. Come Napoli si è liberata da sola, anche Anna deve trovare da sola la sua via di salvezza. La grande sete non è facile da soddisfare. Viene da dentro e parla di indipendenza e di amore per il sapere e, soprattutto, parla del coraggio necessario per farsi sentire in un mondo che non sa ascoltare.

RECENSIONE

Liberamente ispirato alla vera storia della nonna della scrittrice, La grande sete è il romanzo d’esordio di Erica Cassano e racconta il percorso di formazione di Anna, la giovane protagonista, dopo la partenza (trasformatasi poi in scomparsa) dell’amatissimo padre Enrico. 

Un romanzo che, dosando sapientemente la componente storica e quella psicologica, da un lato, attraverso un’attenta ricostruzione del contesto, proietta il lettore nel periodo difficile dell’ultimo conflitto mondiale; dall’altro, gli permette di partecipare al processo di maturazione della protagonista, grazie all’analisi approfondita del suo mondo interiore.

La compresenza di questi due livelli narrativi è ben anticipata dal titolo: la sete è, sì, quella che all’inizio del libro attanaglia la città di Napoli (nella quale è ambientata la vicenda); ma è anche, metaforicamente, la voglia di vivere di Anna, il suo desiderio di sapere e di studiare, che restano intatti, anche tra le macerie causate dalla guerra. 

La prima fonte di formazione per Anna è costituita dalla figura paterna. Da Enrico, fervido e attivo antifascista, la ragazza apprende principi e valori (le idee di uguaglianza e libertà, l’amore per la cultura, da lui impartitale sotto forma di “controscuola” rispetto alla scuola di regime), ma anche un sapere pratico (le basi della lingua inglese e l’utilizzo della macchina da scrivere), che sa mettere a frutto nel momento giusto, ovvero quando le si presenta la necessità di cercare un lavoro per mantenere la famiglia. 

Nel periodo cruciale in cui il romanzo è ambientato, periodo in “non c’era più molta differenza tra una persona morta e una gallina morta”, tutti i personaggi subiscono gli effetti materiali e psicologici della povertà, della paura, dei bombardamenti, delle rappresaglie tedesche, persino di un risveglio di attività del Vesuvio (si veda la scena impressionante in cui la nipotina di Anna si infila sotto il letto con la sua bambola, mimando per gioco la quasi quotidiana fuga nella Galleria, il rifugio antiaereo nel quale si correva a ripararsi, al suono dell’allarme). 

Nell’inferno che la circonda, la voce narrante di Anna, appassionata di letteratura, ritrova spesso personaggi e contesti della prima cantica della Divina Commedia.

“Notai che, dove iniziava la coda, c’era un uomo, tutti gli mettevano una monetina in mano prima di proseguire, come le anime che, entrando all’inferno, pagano il tributo a Caronte.”

A partire dalla protesta degli Assetati sulla spiaggia di Chiaia, con la quale il romanzo si apre, anche le scene di massa alle quali Anna, anche suo malgrado, partecipa e assiste, contribuiscono in modo sostanziale al suo processo di crescita personale (“Era la realtà, prepotente, che mi costringeva a guardare”).

La vita di Anna è come divisa in due microcosmi paralleli, che si incontrano solo raramente (“Mi pareva di vivere in due mondi diversi”).

Da una parte il mezzanino, il misero appartamento in affitto collocato all’interno di un condominio in cui proliferano cattiverie e pettegolezzi (“Quante voci che nascono, quando in un condominio ci sono tante bocche e poco di cui parlare”); dall’altra, la base americana di Bagnoli, nella quale la giovane donna trova lavoro con l’arrivo a Napoli degli alleati. 

Varcare i cancelli della base (“No, non era la vita di un’altra, era la mia. Ero io a dover attraversare quella soglia”) significa per lei immergersi in un’altra dimensione.

Grazie al coraggio con cui ogni giorno ne affrontale sfide, in assenza del padre, Anna riesce a sostenere la madre, la sorella e i nipotini, dimostrando di essere “grande” e responsabile, molto più della sorella maggiore (incastrata in una complicata relazione matrimoniale). Sono le incombenze dell’impiego, il contatto con persone diverse dai familiari, il delicato e misterioso sentimento che prova per il giovane soldato italoamericano Kenneth, anche il solo spostamento tra casa e Bagnoli attraverso la Cumana a segnare maggiormente la sua progressiva trasformazione da ragazza timida e spaesata a giovane donna cosciente di sé e delle proprie scelte.

Realisticamente, questo itinerario di crescita si svolge non  sempre in linea retta, ma quasi a zig zag, perché continuamente segnato da dubbi e insicurezze, come si evince dalla scena dell’ombra (di memoria pirandelliana), il ‘doppio’ di Anna, che, quasi avesse vita propria, le appare ben più coraggiosa e serena di come si senta lei stessa: 

“Il sole alle mie spalle proiettava la mia ombra a terra davanti a me. Avrei voluto essere quella sagoma nera, alta il doppio di com’ero io e senza alcuna espressione di paura sul volto, tesa verso le cose, priva di dubbi. Eppure ero io il corpo che permetteva all’ombra di esistere. Mi fermai, anche l’ombra si fermò. Ovvio, pensai, camminava solo se camminavo io”

Lo stile pulito e pacato di Cassano riflette alla perfezione il carattere della protagonista: Anna è buona, coscienziosa, silenziosamente affidabile, sebbene tenace e determinata a ‘dissetarsi’, attraverso la piena realizzazione dei propri sogni. 

Grazie alla casa editrice Garzanti per la copia in omaggio 🌼

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