La mamma si è addormentata

Romy Hausmann

La quindicenne Nadja è accusata di un delitto atroce: aver ucciso sua madre Marta. La vicenda ci porta avanti e indietro nel tempo, catapultandoci nel giugno del 1999 (il momento del delitto) e poi ai giorni nostri, quando Nadja, che ormai ha scontato la sua pena, tenta (con poco successo) di riprendere in mano la propria vita.

A questo filone narrativo si aggiungono e si intrecciano altre storie parallele, come quella di Nelly e Paul o quella di Laura e Gero; anch’esse ambientate nel presente o in un più recente passato (2014). 

Tra un capitolo e l’altro, inoltre, possiamo leggere alcune delle lettere che Nadja ha scritto durante il periodo del riformatorio. 

L’impalcatura narrativa del romanzo è, dunque, piuttosto complicata e bisogna addentrarsi nella lettura per capire bene lo svolgimento dei fatti e i collegamenti tra i vari personaggi.

Una complessità all’inizio spiazzante, ma che poi diventa uno dei punti di forza del romanzo: l’autrice porta avanti le diverse storie in modo parallelo e riesce a mantenere sempre alto il livello di attenzione del lettore. 

I personaggi femminili di questo romanzo sono poliedrici, si muovono sempre sulla linea di confine tra il bene e il male; Nadja, Laura, Nelly e Tabea si trovano a dover fare i conti con le proprie colpe e le proprie paure, potendo trovare solo in sé stesse la forza per salvarsi. Scatta lo strano meccanismo per cui il lettore non riesce a condannare anche chi è palesemente colpevole, proprio per l’abilità dell’autrice di approfondire e sfaccettare l’interiorità di queste donne. 

Uno dei temi portanti di questo thriller è l’amore: per i figli, per i fratelli, per i genitori, per gli amici, per un uomo…insomma, l’amore in diverse forme e in diverse modalità, che, con la sua forza, spesso può rivelarsi rovinoso. 

Casa editrice: Giunti

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