Desy Icardi 📚

“La pasticciera di mezzanotte” è il quinto volume di una serie dedicata ai sensi, è concentrato sul GUSTO e ci insegna che il CIBO è in grado di tramandarsi di generazione in generazione, di mantenere aperto un dialogo tra passato e presente e di costituire uno ‘specchio’ della nostra interiorità…proprio come un libro.
Libromania
Di libri si parla, inevitabilmente: il protagonista è l’avvocato Edmondo Ferro (lo conosciamo perché è lo stesso di tutta la serie), il mio ‘libro.maniaco’ preferito (come l’ho definito in un altro post), un lettore ‘vorace’, uno che per tutta la vita ‘ha mangiato’ volumi su volumi e si è ‘nutrito’ di pagine innumerevoli.
Che questa metafora (diciamo) bibliogastronomica funzioni lo vediamo anche nel momento in cui Ferro approfondisce la conoscenza di Jolanda (nipote di una cara amica della madre): l’avvocato nota con rammarico che la ragazza legge tanto, ma non ‘assapora’ le storie, lasciando così che i libri somiglino solo a “cucchiaiate di olio ricostituente”. Del resto, le sue letture abituali sono quelle dei secoli precedenti (“cibi proteici e sostanziosi che tuttavia non giovano agli stomaci delicati”), mentre, nota Edmondo, la fanciulla avrebbe bisogno di opere contemporanee, in grado di garantire “zucchero e pepe”.
“Il suo gusto di giovane lettrice esigeva libri che parlassero la sua stessa lingua”
Cibomania
Metafore a parte, comunque, uno dei temi principali è quello del cibo, affrontato sotto un diverso punto di vista in ciascuno dei tre piani temporali che si intrecciano nel romanzo: il presente (1971), la seconda metà dell’800 (gli anni che vanno dal 1850 al 1900) e il 1917.
Nei capitoli che trattano del passato più lontano, l’argomento è il rapporto che con esso ha la piccola Jolanda. Un ‘non rapporto’ per la verità, dal momento che la ragazzina non riesce ad ingoiare neanche una tazza di latte ed è la disperazione di tutte le governanti che si devono occupare di lei. Un rapporto di odio, ma anche di amore, nel quale Jolanda, nel frattempo cresciuta, sfoga a periodi tutti i suoi problemi personali (cioè familiari).
“Jolanda cercava di obbedirle, ma il cibo era tornato a essere un nemico agguerrito, proprio come quand’era bambina, e stava interi minuti col mento alzato, nella speranza di inghiottire un boccone”
Nei capitoli dedicati al 1917, il cibo è protagonista “in assenza”. La fame regna sovrana, non solo nei quartieri popolari, ma anche nelle case dei ricchi e dei signori. Sono gli anni del primo conflitto mondiale e tutte le tensioni sociali ed economiche deflagrano nella cosiddetta “rivolta del pane”, che, tra scioperi e manifestazioni di protesta, sconvolge la città di Torino durante alcuni caldi giorni del mese di agosto. Caffè alla cicoria, poche uova, farina di mais è tutto quello che si ha a disposizione per sfamarsi.
“Le uova!
Ad avercele le uova.
Un paio, poi…
Quant’erano ambiziosi i miei sogni, in quell’estate del 1917”
“Perché la notte tra il 21e il 22 agosto del 1917, l’odore di pane non era giunto a darmi la buonanotte?”
Nel presente, il cibo prende la forma dei manicaretti che la giovane cameriera Marianna prepara all’ormai centenario avvocato Ferro ed è una delle consolazioni della tarda età…insieme ai libri, naturalmente.
“La colazione, insieme alla lettura, è il momento più bello delle mie giornate. Me ne sto seduto in cucina, a godermi il tuo bel sorriso e i deliziosi dolci che mi prepari”.
Narratologia
L’avvocato Ferro, non più solo lettore, ma anche, per una volta, scrittore, alla veneranda età di 100 anni decide di “fare spazio” nella mente e liberarla di una delle tante storie che conosce, per averla, in parte, vissuta.
Le innumerevoli letture gli hanno insegnato i tecnicismi del mestiere: nelle “Riflessioni di uno scrittore centenario” che intercorrono tra i capitoli del libro, Edmondo tratta una serie di importanti questioni tecniche, una vera musica per le orecchie di chi, come me, è fissato con l’analisi del testo e la narratologia…le cause e gli effetti della composizione di un libro, il pubblico cui esso è destinato, il punto di vista, il narratore, il genere.
“Onnisciente vuol dire che sa tutto: vede attraverso le porte chiuse, ascolta i pensieri, è un gran ficcanaso, insomma”.
Leggerezza
Si parla di libri, di cibo, di fame, di guerra, di pregiudizi aristocratici verso i ‘borghesucci’, del ruolo della donna in un momento storico delicatissimo. Ma con la stessa naturalezza si parla anche di un fantasma che prepara dolci nel cuore della notte e di Bertillo, “il primo orso comunista della storia”.
La penna di Icardi, ormai lo sappiamo, vola tra le pagine con prodigiosa fluidità e affronta ogni tema con esemplare ‘leggerezza’, secondo i termini spiegati da I. Calvino nella più famosa delle sue Lezioni americane.
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Titolo: La pasticciera di mezzanotte
Autore: Desy Icardi
Casa editrice: Fazi
Data di pubblicazione: novembre 2023
Pagine: 336
Prezzo dell’edizione cartacea: 17,00
Prezzo dell’edizione online: 7,99
SINOSSI
Dopo una vita passata a leggere libri altrui, il centenario avvocato Ferro decide di scriverne uno tutto suo per fare ordine nel proprio passato e raccontare una storia mai rivelata prima. Nel 1917, durante la Grande guerra, Torino è scossa dai tumulti della cosiddetta rivolta del pane: a ogni angolo di strada vengono innalzate barricate e l’esercito fatica a contenere la furia della folla, stremata dalla fame e dal senso di ingiustizia. È in queste giornate difficili che l’avvocato, scampato alla leva per via del suo gracile fisico, ritrova Jolanda, una donna già conosciuta anni prima, che sua madre avrebbe addirittura voluto fargli sposare. Jolanda è un’aristocratica di bell’aspetto, cresciuta in una famiglia che ha sempre glorificato i privilegi delle classi più agiate; ma adesso le cose sono cambiate, e anche lei vive una situazione di profondo sconforto.
Quello che non è cambiato, però, è il grande talento di Jolanda in cucina, un talento che la donna ha sempre tentato di celare ma che ora avrà modo di esibire, scoprendo una parte segreta di sé che la cambierà per sempre. Il sapore del cibo, infatti, si trasformerà pian piano in ricordo, nostalgia di anni lontani, fino a diventare sinonimo di pace e normalità. Proprio grazie al cibo, la donna sarà capace di riconciliarsi con il proprio passato e i fantasmi della sua famiglia che spesso tornavano a tormentarla. In un’Italia ridotta quasi alla fame, in un periodo di crisi e razionamento, il senso del gusto diventa la chiave per la sopravvivenza, elemento nostalgico in grado di tenere vivi i ricordi e la sensazione di benessere legata al passato.