La verità sul caso Joanna Duncan

Robert Bryndza

La giornalista Joanna Duncan scompare nel nulla nel 2002.
Tredici anni dopo, sua madre, che ancora non sa darsi pace e vuole a tutti i costi sapere che fine abbia fatto la figlia, incarica Kate Marshall e il suo assistente Tristan Harper di risolvere il caso.
Parte così un’indagine serrata, che nel giro di poche settimane conduce i due investigatori indietro nel tempo, a frugare nella vita e negli affari, non sempre limpidissimi, di tutti quelli che, all’epoca, avevano avuto a che fare con Joanna.

Si tratta, dunque, di una trama ‘classica’ nel genere thriller: si riapre un caso (a volte rimasto irrisolto, a volte risolto solo apparentemente), si riportano a galla fatti del passato, si cercano e si interrogano le persone coinvolte; come sempre accade, emergono particolari, dettagli o nuovi indizi che all’epoca non erano stati notati o ritenuti rilevanti e il cui esame porta alla brillante conclusione dell’indagine.

Io sono un’appassionata di libri di questo tipo e, anche se le strutture narrative sono ricorrenti, non mi stanco mai di leggerli. “La verità sul caso Joanna Duncan” (che secondo me nel titolo richiama troppo da vicino il più celebre romanzo di J. Dicker, “La verità sul caso Harry Quebert”) non ha fatto eccezione e si è rivelato una lettura piacevole.

Mancano colpi di scena eclatanti (tranne quello finale) e questo è un limite per un thriller; sarebbe stato auspicabile, inoltre, che l’autore approfondisse di più alcuni personaggi, a partire proprio da Joanna (sul cui carattere non sappiamo grandi cose, se non quelle -poco positive- rivelate da una collega). Però il libro nel suo complesso è lineare e si “lascia leggere” facilmente.
La presenza che ho gradito di più è quella di Tristan, l’assistente di Kate, un ragazzo buono e intelligente, alle prese con una sorella un po’ severa e con un coinquilino “particolare”. Molto dolce è anche Jake, il figlio di Kate, che la aiuta nella gestione del parcheggio per camper che lei ha ereditato da una vecchia amica. Proprio un suggerimento involontario di Jake offre la chiave di risoluzione del caso.

Per i lettori di Robert Bryndza, Kate Marshall è una vecchia conoscenza: la detective, un tempo professoressa di criminologia, è infatti stata protagonista di altri suoi romanzi (ad esempio, “I cinque cadaveri” e “La casa nella nebbia”). E da alcuni indizi sparsi in questo libro, sembra proprio che esso non sia l’ultimo a lei dedicato.

Casa editrice Newton Compton www.newtoncompton.com

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