
Intervista a Desy Icardi 🎤
Ho intervistato Desy Icardi venerdì 10 maggio, nel caos meraviglioso del Salone del libro 2024, mentre lo stand di Fazi editore era preso d’assalto.
Ho registrato la conversazione e l’ho trascritta nel modo più fedele possibile a come si è svolta, cercando di mantenerne la vivacità e la spontaneità, anche a discapito della perfezione formale.
Io sono arrivata con un po’ di anticipo, Desy era andata a fare un giro, quindi la prima cosa che le ho chiesto è stata proprio se le piace e la diverte visitare il Salone:
“Il Salone mi piace tanto, io sono di Torino e ci vengo da tanto tempo, almeno dagli anni ’90, quando frequentavo le scuole superiori. Più o meno dal 2004-2005 lo visito tutti i giorni, adesso anche per lavoro, oltre che per piacere”.
Poi abbiamo parlato della pentalogia dei sensi, in particolare dell’ultimo volume.
- Hai concluso la serie sui cinque sensi: qual è stato il senso più difficile da trasferire in un libro?
“Il più difficile è stato La biblioteca dei sussurri perché ha avuto una genesi lunga, una prima stesura in cui la prima parte non c’entrava niente con la seconda, per cui mi sono detta che o dovevo riscrivere l’una o dovevo riscrivere l’altra o addirittura tutto; quindi, è stato il più difficile dal mio punto di vista. L’ultimo è stato il più difficile per quanto riguarda la costruzione, la ricerca dell’angolazione, della visuale”.

- La pasticcera di mezzanotte è un libro in cui si sovrappongono tanti piani temporali diversi. Perché questa scelta narrativa?
“Perché, quando scrivi, gli effetti speciali non li paghi, quindi ti puoi divertire a fare come vuoi (ride)… Mi piaceva che fosse l’avvocato Ferro a scrivere, a cent’anni”.
- Ecco, sarebbe stata la domanda successiva: come mai il mio “libromaniaco” preferito, da lettore questa volta diventa scrittore?
“L’avvocato Ferro simboleggia il lettore forte: è un omaggio al lettore forte, ma ne è anche una parodia, per questo mi è piaciuto dargli l’opportunità di scrivere. Perché in ogni lettore forte c’è un “granello”, un pizzico di voglia di scrivere una storia almeno una volta nella vita… anche se poi non lo farà mai, se è solo una cosa che gli passa per la mente, magari pensa solo “ah, questo sarebbe un bel titolo per un libro”. Però quel granello, secondo me, c’è, quindi lui che simboleggia la categoria “lettore”, doveva anche scrivere”.

- E tutte quelle pillole di narratologia (il narratore onnisciente, la focalizzazione, il romanzo epistolare) che hai inserito nei capitoli intitolati “Riflessioni di uno scrittore centenario”?
“Eh beh, quella è Desy…l’avvocato Ferro sono io!”
- Con un personaggio del genere, in ogni volume per forza si trova una gran quantità di riferimenti più o meno diretti a letture di ogni tipo. Ne La pasticcera di mezzanotte, ad esempio, citi, tra gli altri, Anna Karenina, Furore, il Furioso, la “madeleine”, i romanzi medievali…Tutti i libri che Edmondo Ferro legge, li hai letti anche tu, immagino.
“Eh sì! C’è stato qualche libro (non ne La pasticciera di mezzanotte) che ho inserito funzionalmente, ma che poi dopo ho letto. Comunque, sì, direi che li ho letti tutti (o in gran parte…la Recherche di Proust non l’ho letta tutta!)”

- Ma perché Marianna (la cameriera di Ferro) non parla?
“Perché Marianna è la lettrice e la lettrice non parla. È il simbolo del lettore, anche un omaggio al lettore, se vuoi, che però non è in comunicazione con lo scrittore, perché legge in un momento diverso rispetto a quando lui scrive. Può parlare, può comunicare, ma solo dopo; ‘durante’ non ha una comunicazione diretta”.
- Un paio di volte si fa riferimento al fatto che Jolanda (una delle protagoniste dell’ultimo romanzo) legge troppi libri “vecchi”, mentre dovrebbe dedicarsi di più agli autori contemporanei. Che pensi a proposito della formazione delle giovani generazioni? Si devono educare solo ai e con i classici o devono anche spaziare verso testi più recenti?

“Secondo me i giovani devono formarsi su tutto. Ho realizzato un podcast per Fazi editore sulla dieta letteraria e ho definito i classici come “le proteine”, perché vanno a formare l’organismo del lettore; però, allo stesso tempo, il lettore ha bisogno anche di sapori più freschi, di qualche cibo più digeribile…la contemporaneità, l’attualità, il “sale e il pepe”…Poi da grandi ci si può specializzare nella lettura di un genere in particolare, ma questo in un secondo momento.
Oggi la capacità di lettura dei giovani è differente rispetto al passato. Già noi, se ci avessero fatto leggere Salgari a nove anni, per esempio, non saremmo stati capaci di capirlo. Il ritmo narrativo di un romanzo ottocentesco, anche se per ragazzi, è molto lento, le descrizioni sono molto lunghe. Quando Salgari scriveva, i bambini lettori erano pochissimi, pochissimi arrivavano a quel tipo di scolarizzazione; ma quelli che ci arrivavano avevano una cultura alta, quindi potevano leggerlo tranquillamente. Cioè, per gustare libri del genere, devi essere già un lettore preparato. Oggi, anche lasciando stare tutte le influenze esterne (televisione, internet, ecc), non siamo più abituati a libri così ed è inutile imporre ai giovani delle fatiche titaniche, anzi, diventa il modo per allontanarli dalla lettura. ”.

- In tutti e cinque i libri della serie e, anche in questo in particolare, sollevi una piccola ‘questione femminile’ quando scrivi che all’inizio del ‘900 le donne possono studiare legge, ma non diventare avvocate; devono lasciare al marito l’educazione dei figli; devono sposarsi entro certi termini anagrafici, perché gli uomini fanno sempre in tempo, ma loro no…
“Grazie al cielo oggi non è più così, almeno non da noi, alle nostre latitudini. Però ho voluto inserire questi riferimenti in tutti e cinque i volumi, non a caso, ma perché questi sono libri che percorrono tutto il ‘900. Questo è il secolo che ha portato un grande cambiamento nella questione delle donne, anzi, “il” grande cambiamento perché oggi, almeno formalmente, la parità è raggiunta. Dal momento che i libri si ambientano nell’arco di questo secolo, raccontano anche la storia dell’emancipazione femminile”.
E poi, per chiudere…
- L’ultimo libro che hai letto e perché lo hai letto?
“Se vale la saggistica, l’ultimo libro che ho letto è un bellissimo testo su James Mapelli dello storico Carlo Clerici, che parla di questo personaggio dei primi del ‘900, che era un ipnotista da palco. L’ho letto perché mi sto documentando per il mio prossimo libro, che sarà sul mondo dell’ipnosi negli anni ’20-’30: sia quella da palco, dei ciarlatani, i cosiddetti ‘professori’, che proponevano l’ipnosi insieme al gioco delle tre carte; sia quella clinica, con le prime applicazioni della scuola di Nancy sulla mente criminale”.
- Una grande notizia, allora! Hai già pensato se farne una serie?
“Io spero che sarà un libro singolo, anche se si sta dilungando un po’ e potrebbe venire diviso in due parti, che coinciderebbero con i due tipi di ipnosi che ti dicevo, però spero di no. Spero in un romanzo un po’ lungo, diviso in due capitoli, ma singolo”.
- Ma quando ti dedichi alla stesura di un libro, come ti organizzi?
“Lavoro tutti i giorni, c’è la volta che scrivo di più, c’è la volta che scrivo di meno, ma ormai è naturale per me scrivere tutte le mattine, anche perché se aspetti l’ispirazione…”

- Il prossimo libro che leggerai?
“Mi faccio dare un libro da Fazi…Le streghe di Manningtree di A. K. Blakemore” 😉
Grazie di cuore a Desy Icardi 🌷
Grazie a Cristina e a Fazi editore per la splendida opportunità 🌷
Leggi QUI la recensione de La fotografa degli spiriti e QUI quella de La pasticciera di mezzanotte.
Desy Icardi è nata e vive a Torino. Con Fazi Editore ha pubblicato L’annusatrice di libri, La ragazza con la macchina da scrivere, La biblioteca dei sussurri e La fotografa degli spiriti riscuotendo, anche all’estero, un grande successo di critica e di pubblico. Con La pasticciera di mezzanotte chiude la pentalogia sui cinque sensi e sul piacere della lettura iniziata nel 2019 (dal sito della casa editrice).