Martin Griffin

Dopo qualche giorno di immersione in meravigliose letture “familiari”, rieccomi alle prese con i miei amati thriller.
“L’impostore”, pubblicato un paio di settimane fa da Giunti editore (che ringrazio per la copia omaggio), è un libro molto particolare che si svolge durante una sola, lunga notte, benché, per dare sostanza alla trama, l’autore abbia inserito un certo numero di flashback relativi alla storia personale della protagonista, Remie Yorke.
Una notte “buia e tempestosa”, un albergo isolato dal mondo, una giovane donna che sogna di iniziare una nuova vita, ma che deve, suo malgrado, fare i conti con il proprio passato e, soprattutto, con il ricordo di suo fratello…sono questi gli elementi principali intorno ai quali ruotano gli eventi narrati.
Come è facile intuire dal titolo, il vero punto di forza del romanzo sta nel fatto che quasi nessuno dei personaggi è veramente chi dice di essere: dei due agenti di polizia che si presentano all’hotel in cui lavora Remie, la protagonista, uno mente circa la propria identità perché in realtà è un pericoloso criminale evaso durante un trasferimento: ma quale dei due? E anche quando si chiarisce questo dubbio, siamo sicuri di essere di fronte alla persona giusta? E se questa evasione non fosse stata così casuale come sembra?
I colpi di scena non mancano, ma, se devo proprio essere sincera, il libro non è riuscito a coinvolgermi fino in fondo. La storia in sé è senza dubbio interessante e ben strutturata, ma lo svolgimento di questa famosa notte è trascinato, a mio parere, un po’ troppo per le lunghe.