Materiali resistenti 📖 Francesca Marzia Esposito

Materiali resistenti

di Francesca Marzia Esposito

Harper Collins, febbraio 2025

pagine 224

18,50 euro (cartaceo)

9,99 euro (digitale)

Storia di donne e del loro complicato rapporto con gli uomini e con se stesse, Materiali resistenti, il nuovo libro di Francesca Marzia Esposito, è un romanzo incentrato su pochi personaggi (alcuni fisicamente presenti, altri molto presenti pur ‘in assenza’), che con estrema precisione descrive la “marea nera” che travolge e sommerge chi assiste, suo malgrado, alla fine di un amore.

Cruda e poetica insieme, la voce narrante della protagonista procede tra le pagine con spietata lucidità in un’autoanalisi impietosa della condizione psicofisica in cui è precipitata dopo la rottura con il fidanzato Mauro.

“Riusciamo a trovare qualcuno che mi estirpi il desiderio di veder tornare un imbecille scambiato per amore? Mi fa male tutto”

Insensibile a tutto ciò che la circonda, priva di stimoli e di entusiasmo, “triste e perdente, perdente perché triste”, Quintana sopravvive a se stessa, pallida ombra della donna di un tempo, intrappolata in un circolo vizioso di ansia, depressione e frustrazione.

“Ci sono dei momenti della giornata in cui la voglia di contattarlo è ingestibile. Questo è uno di quelli. È smania di fare ciò che vorrei facesse lui. Come se nel riconvertire il verso di un’azione, soddisfacessi il mio desiderio di sentirmi desiderata: ti chiedo come stai per ricordarti che in realtà dovresti chiedermelo tu.”

E mentre Mauro documenta attentamente sui social l’effetto corroborante di una nuova relazione amorosa, Quintana mal sopporta i tentativi di aiuto che le provengono dal mondo ‘fuori’, in particolare dall’amica-inquilina Leona, ai cui entusiasmi e alle cui battaglie la protagonista rifiuta di prendere parte.

Cinica e inconsolabile, la figura di Quintana appare antitetica rispetto a quella di Leona, una “matrona” perennemente affamata, che “progetta di fare la rivoluzione” e per tutta Milano insegue le tracce di un graffitaro scomparso.

“…ecco Leona in technicolor, mentre io sono rimasta nel mondo in bianco e nero”

Al contrario, la protagonista sembra avere un suo doppio nella taciturna e sfuggente “ragazza sfinge”, che la aspetta fuori dal consultorio presso il quale, controvoglia, si sottopone a delle sedute settimanali di psicoterapia (tra l’altro, il suo psicologo viene chiamato dottor S. come quello di Zeno Cosini nel romanzo di Italo Svevo e Quintana, come Zeno, nutre profonda sfiducia nella bontà del percorso, mostrandosi scettica e ostile nei confronti del dottore stesso).

Già a partire dal titolo, il romanzo presenta un’interessante componente simbolica

La casa, che la protagonista ha ereditato senza aspettarselo dalla vecchia Agata, la precedente proprietaria, si configura come “un sarcofago, un interno tombale ben arredato”, nel quale Quintana comunque si isola e cerca riparo, mentre la vita fuori continua a scorrere rumorosamente (la rappresentano le voci squillanti dei bambini dei vicini e il fragore dei lavori in corso per la strada).

Il kit di sopravvivenza, ordinato da Agata e, per amara ironia della sorte, recapitato dopo la sua morte, sembra un monito, un invito alla riscossa (“il kit mi attende, mi accompagna nelle stanze”). 

La vecchia fabbrica in rovina “dove ci sono le scritte di Buz, dove vanno i writer” appare come una metafora dell’esistenza fantasmatica di Quintana: sul punto di essere demolita, ma pronta a lasciare spazio a nuove e più fresche forme di vita.

La prospettiva di una (non facile) rinascita è del resto segnalata anche da altri elementi emblematici, quali la pioggia purificatrice delle ultime pagine, il tappeto di violette piantato sotto casa, la ricostruzione di messaggi dotati di senso compiuto attraverso le parole sparse qua e là dal grafitaro scomparso.

Grazie Harper Collins per la copia in omaggio.

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