Scilla Bonfiglioli: “Ho voluto esaminare la pazzia”

Nello stand di Fazi Editore, venerdì 10 maggio, durante il Salone del libro, dopo Desi Icardi e Enrica Ferrara, ho avuto il privilegio di intervistare anche Scilla Bonfiglioli, al suo esordio con La sposa del vento, pubblicato pochissimi giorni prima di questo appuntamento (appena il 30 aprile).

Gioviale, sorridente, simpaticissima, Scilla ha risposto alle mie domande sul suo romanzo (e non solo).

  • La sposa del vento è il tuo primo libro da sola, ma tecnicamente non è il primo in assoluto, giusto?

Giusto, ho già due romanzi in libreria, ma scritti a quattro mani, con Franco Forte che è un editor Mondadori, l’editor di alcune collane come Giallo, Urania, Segretissimo…Uno è La bambina e il nazista, uscito tre anni fa per Omnibus Mondadori; e l’altro è il terzo volume della serie dedicata ai sette re di Roma, Tullo Ostilio (…il mio re del cuore, io lo amo alla follia!), scritto con una mia collega sotto la guida dello stesso Franco Forte, che ha curato tutta l’opera. Poi ho anche una serie solo mia, di spy story, in edicola, che però costituisce un circuito a parte. In libreria sono uscita sempre a quattro mani, quindi sì, La sposa del vento in un certo senso non è il primo libro, però in un altro segna il mio esordio.

  • Come ho scritto nella recensione, La sposa del vento è un romanzo potente, che mi ha spiazzata, sin dalle primissime pagine: l’incipit mi ha fatto pensare di avere tra le mani un fantasy, anche se poi diventa subito chiaro che non si tratta di un libro fantastico.

Anche se la quarta di copertina un po’ spoilera, un inizio del genere ‘inganna’ il lettore, perché lo porta a pensare di assistere a una cosa che poi non è quella che sembra. Nel finale l’evento narrato all’inizio viene ripreso, ma a quel punto interpretato in modo del tutto diverso…no, non è un libro fantastico, i demoni di cui si parla non esistono, sono generati dalla mente di Oskar, però sono contenta che abbia questo effetto spiazzante!

  • Qual era il tuo intento raccontando la storia di Oskar Kokoschka?

Mi interessava esaminare la mente umana, la pazzia di Oskar. Lui è uno dei miei artisti preferiti da sempre, così affascinante proprio perché completamente matto. Mi interessava anche immaginare di far vedere il mondo come lo vedeva lui; volevo che il lettore percepisse il terrore di Oskar di fronte ai demoni, anche se i demoni sono solo nella sua testa.

  • Il libro racconta gli eventi che vanno dal 1907 al 1920, ma Oskar ha avuto una vita molto più lunga. Come è vissuto dopo i fatti che racconti nel romanzo?

Ecco, questo è forse il fatto che mi ha colpita di più: dopo l’episodio della bambola, che racconto all’inizio del libro, lui conduce una vita ‘normale’, torna in sé, rinsavisce. E’ come se avesse compiuto uno di quegli atti che Jodorowsky definisce di ‘terapia panica’, un vero e proprio rito di purificazione, che poi gli consente di rimettere insieme i pezzi di se stesso. Questo mi ha sconvolto quando l’ho studiato, anche se nel romanzo mi sono concentrata sul ‘prima’.

  • Tutti i personaggi di cui parli nel libro sono storici, realmente esistiti. Uno di quelli che più mi ha impressionata è quello di Friz Neuberger.

E’ un personaggio particolarissimo, ci vorrebbero dieci romanzi per raccontare la sua vita spettacolare. E’ una figura storica, Oskar gli ha fatto anche un ritratto, ma ho voluto circondarlo di un po’ di mistero, soprattutto nel finale.

  • Veniamo invece alla figura del padre di Oskar.

Il padre è compreso nella “parte umana”. Oskar è sempre proiettato verso cose immense, invece Gustav Kokoschka è un orologiaio che guarda il piccolo. Verso la fine si scopre che anche le piccole cose sono importanti, se salta un ingranaggio minuscolo, il mondo crolla. Anche lui è una sorta di demiurgo (anche se non accetterebbe mai questa definizione), lavora nel piccolo, ma alla fine è un tassello imprescindibile del puzzle.

  • Questo romanzo è ricco di straordinari personaggi femminili. Me ne vuoi parlare brevemente?

Questo è un libro profondamente femminista, secondo me. Il protagonista è un uomo, anche molto virile secondo i canoni dell’epoca in cui viveva, e che, forse anche troppo, cercava di escludere, di ignorare la sua parte femminile. Ma comunque, i personaggi che gli ruotano intorno -cavalla compresa- sono tutte femmine e tutte donne favolose…la madre, una ‘strega’ che ha un grandissimo peso nella sua vita; sua sorella, che è un po’ la controparte umana di Oskar, perché non ha i suoi ‘poteri’; c’è la fantastica Else, “il principe di Baghdad”, che non ho inventato io, è storica anche lei; poi c’è Alma, ma qui il discorso si farebbe troppo lungo. Grazie a tutte queste donne, Oskar compie un percorso che a Klimt non è riuscito di fare, perché, nonostante fosse un genio visionario, Klimt non ha mai accettato la sua parte femminile e la cosa incredibile è che è morto per un ictus che lo ha paralizzato a metà.

  • Il tema del doppio è ben presente, infatti.

Certo, Oskar si sdoppia spesso: Lilith è una sua proiezione, Alma diventa un suo specchio… Proprio Else tenta in tutti i modi di dirgli che sarebbe necessario unire gli opposti.

  • Queste donne comunque hanno una visione molto precisa e analitica di lui.

Non era un periodo semplice per le donne, la stessa Alma è stata criticata tantissimo, però in qualche modo, questo loro essere mostruose agli occhi della società, che non accettava il loro femminino così dirompente, le metteva in prospettiva, dava loro la possibilità di vedere al di là di quello che percepivano tutti gli altri.

  • Un’altra declinazione del tema del doppio, in fondo, la troviamo anche nella descrizione, molto approfondita, dell’ambiente culturale di Vienna e di Berlino.

Queste due città rappresentano proprio i due pilastri dell’arte europea di allora. Vienna era una colonna dell’arte classica, pomposa, perfetta, invece Berlino è una città nuova, sporca, ma estremamente giovane e vitale. Del resto, delle forze artistiche giovani tendono a irrompere nella perfezione classica dell’impero austroungarico, anche se non ci riescono subito: Oskar nella prima esposizione universale dà scandalo, perché i tempi non sono maturi per le sue opere, ma dopo essere stato a Berlino, torna a Vienna da maestro.

  • Qual è l’ultimo libro che hai letto?

Si chiama Chouette e l’ho terminato la settimana scorsa. Non lo conoscevo affatto, sono stata attratta dalla copertina e per caso l’ho preso…è in assoluto uno dei libri più belli che abbia mai letto. L’autrice si chiama Claire Oshetsky, è una scienziata prestata alla letteratura, che parla della voglia-terrore di mettere al mondo un bambino e di quello che succede quando questo bambino nasce, tutto in toni surreali. Letto in treno, mentre tornavo da Roma.

Infinite grazie a Scilla Bonfiglioli e infinite grazie a Cristina e a Fazi Editore 🌷

Scilla Bonfiglioli è nata nel 1983 a Bologna dove vive e lavora come istruttrice di aikido. Laureata in Discipline teatrali e Storia del teatro presso l’Alma Mater Studiorum, ha lavorato per anni come attrice, regista e autrice teatrale. Seguendo sua madre nella professione di guida turistica, si è immersa fin da bambina nella storia dell’arte, appassionandosi in particolare alle arti figurative e alle storie degli artisti di ogni epoca e paese (dal sito della casa editrice).

Per la recensione de La sposa del vento, clicca QUI

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