
Settembre nero
di Sandro Veronesi
La nave di Teseo, ottobre 2024
304 pagine
19 euro (cartaceo)
11,99 euro (digitale)
Settembre nero è un romanzo di formazione (o, meglio, di formazione mancata o di formazione “deviata” dal suo corso naturale), strutturato come un crescendo, che sin dalle prime pagine, e ripetutamente, annuncia al lettore una svolta, un evento chiave, una sorta di terremoto che trasforma per sempre la “vitarella felice” del dodicenne protagonista Gigio in qualcosa di diverso da quello che avrebbe potuto o dovuto essere.
“Durante l’estate dei miei dodici anni, invece, quel me stesso così esteso si ridusse bruscamente, e il mondo così terso e intero che lo conteneva si squarciò come il velo del tempio. Non successe nulla che prima o poi non succeda nella vita di ogni persona – quei passaggi che, viene detto, aiutano a crescere: ma a me successe tutto insieme, in poche settimane, e se avevo dodici anni quando cominciò a succedere, ancora dodici ne avevo quando finì: non l’ho proprio avuto, io, il tempo di crescere. Ecco perché ve lo voglio raccontare”
Un Gigio ormai cresciuto, a distanza di anni rievoca una fase cruciale del proprio passato, quella del passaggio dall’infanzia all’adolescenza, per poi descrivere la brusca e imprevedibile sterzata che la sua vita ha subìto proprio mentre quel passaggio si stava compiendo.
Come se si avesse un thriller tra le mani, la curiosità di scoprire i dettagli di questa svolta aumenta anche grazie all’uso insistito e calcolatissimo delle prolessi da parte del narratore.
“Vorrei dirvi subito quello che mi è successo nell’estate dei miei dodici anni, ma so che se lo facessi, oltre a quel che è andato perduto allora, si perderebbe anche la possibilità di rispondere alla domanda per cui ho deciso di raccontarlo”
Ma la rapidità con cui si vola tra le pagine per arrivare a scoprire prima possibile ‘il fattaccio’, nulla toglie al piacere di leggere ciò che lo precede, perché Veronesi sa raccontare in modo avvolgente e immersivo, il suo tratto scorrevole e fluido dilata il discorso e poi lo riconduce al punto di partenza senza disperdersi mai.
La ricostruzione precisa del contesto in cui il giovane Gigio trascorre la sua quotidianità, del piccolo mondo che lo circonda e lo forma, diventa la condizione necessaria per poi comprendere a pieno sia l’avvio della sua trasformazione, sia il corso inaspettato del prosieguo.
Eccolo allora indugiare sulla descrizione dei propri genitori e della sorella minore, sull’anarchico zio Giotti, sul “lessico familiare”, sulle “parole preferite”, sulle abitudini che cambiano giorno dopo giorno. I capelli, che da lisci si fanno ricci; i regali, non più da bambino, ma da grande (i 45 giri, i fumetti); la scoperta dell’universo femminile attraverso i “giornaletti” intravisti dal barbiere: sono tutte spie della metamorfosi che Gigio sta attraversando, anche se il passo decisivo verso la crescita avviene durante la vacanza, trascorsa come sempre in Versilia, ma quell’anno diversa da tutte le altre.
E’ la volta, quindi, del racconto delle settimane a Fiumetto, in cui, mentre combattono la loro personale “guerra al rutilismo”, i fratelli Bellandi respirano l’odore del sole, si stordiscono con il suono del giochino di moda in quell’estate del 1972, e Gigio passa le domeniche in barca con il padre “dilettante” e “passionista dello sport”.
Ma la grande novità è la frequentazione della bella Astel, la ragazzina dell’ombrellone accanto, grazie alla quale il dodicenne, attraverso l’esperienza dell’altro, prende coscienza delle proprie potenzialità, scoprendo tratti di sé che non sapeva di possedere (ad esempio, l’importanza di essere bilingue).
“Con Astel vicino io non soltanto ero felice, ma ero anche migliore: più sveglio, più ispirato, più degno d’attenzione. Il che mi faceva fare un decisivo passo avanti anche verso la risposta da dare alla domanda delle domande: perché una ragazza come Astel Raimondi provava interesse per uno come me? Per rispondere a questa domanda c’era bisogno di qualcosa di cui fin lì io avevo perfino ignorato l’esistenza: l’autostima.”
Questo stato di grazia naufraga tristemente nel settembre nero evocato dal titolo, negli stessi giorni in cui a Monaco si svolgono le Olimpiadi rimaste famose per l’attacco terroristico organizzato da un commando di palestinesi ai danni degli atleti israeliani.
La vicenda così dettagliatamente delineata è impreziosita da una certa quantità di riferimenti a testi letterari e parole di canzoni. Non semplici richiami di titoli o di versi, ma veri e propri ragionamenti, attraverso i quali i concetti evocati in poesia o in musica vengono interpretati, “vissuti”, confrontati con l’esperienza dei personaggi.
“La mia speranza è di liberarmi di questo chiodo arrugginito che ho piantato nella testa – di rovesciare completamente quei due versi di Auden che ho citato all’inizio e che mi sono tanto cari, e di arrivare un giorno a dire che anche se non si può dimenticare d’essere stati infelici, non è detto che si debba per sempre ricordare il perché.”
Grazie La nave di Teseo per la copia in omaggio 🌼