Fausto Brizzi

Alfredo ha due grandi amori nella vita: i libri e sua moglie Betta.
I libri: indifferentemente da leggere, da vendere, da scrivere. Alfredo ha una libreria piccola piccola, frequentata da pochissime persone, dove raccoglie libri nuovi e usati, dove vende, ad un acquirente di volta in volta diverso, l’unica copia di ogni libro che scrive, ostinatamente a macchina, anche nell’era del computer. La fantasia non manca, è un grande narratore e ha sempre qualcosa da raccontare.
Betta: la donna che, da sempre, ogni giorno, fa sentire Alfredo “agitato, non mescolato”, come il cocktail preferito di James Bond.
Ma Betta si ammala del morbo di Alzheimer e inizia a dimenticare tutto. Nessun ricordo, né della vita passata né di quella presente.
Così, per riempire la memoria ormai vuota della moglie, Alfredo le racconta la loro vita, come si sono conosciuti, come si sono innamorati. E, da bravo narratore quale è, racconta, racconta, racconta (“Sarò la tua Sherazade”).
Racconta storie di spionaggio e di intrighi internazionali, ispirandosi ai libri di Ian Fleming che adora e trasportando l’incredula Betta (e gli altrettanto increduli lettori) in Egitto, a Parigi e in Messico.
Ma questi racconti sono pura invenzione oppure in essi c’è qualcosa di vero? I “romanzetti monocopia” di Alfredo sono solo un suo innocente passatempo oppure celano misteriosi e pericolosi segreti?
La lettura prosegue sul filo di questa ambiguità, fino al finale (l’ultimo dei vari finali proposti, cioè), in cui il nostro protagonista- spia- inventore e scrittore di racconti ci lascia ancora una volta spiazzati con le sue rivelazioni.
Mi piace tantissimo il modo di scrivere di Fausto Brizzi, perché è ironico e diretto, adattissimo a riprodurre il ritmo incalzante degli eventi.
Mi piace anche perché è pieno di citazioni e riferimenti letterari, di metafore e di similitudini: un notevole valore aggiunto, che rende il romanzo ancora più particolare.
Ringrazio infinitamente la casa editrice Longanesi per la collaborazione.