Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno

Benjamin Stevenson

Ci troviamo di fronte ad un classicissimo giallo, con tutti (ma proprio tutti!) gli ingredienti tradizionali del genere.

Eppure, non parlerò della trama perché l’aspetto peculiare del libro non è la storia in sé, ma il modo in cui ci viene raccontata.

Il narratore, Ernie Cunningham, di professione fa lo scrittore, ma si è sempre dedicato ad un genere particolare: cioè, scrive libri su come si scrivono libri (gialli, thriller, di spionaggio: “alla Agatha Christie” o “alla John Le Carré”…).

“Qui abbiamo lasciato la zona Agatha Christie per avventurarci in territorio Le Carré. Il mio manuale sulle spy story non aveva venduto molte copie, ma adesso stava per dare i suoi frutti”.

Un autore ‘da manuale’, dunque, che, raccontando la vicenda di cui è protagonista, si diverte a fare e a disfare, a svelare i segreti del mestiere e ad abbattere ‘la quarta parete’, infrangendo di continuo il patto narrativo e cercando un dialogo diretto con il lettore.

“…Cose ne sono avvenute parecchie, perciò mi è sembrato meglio aprire una parentesi, da dedicare a un piccolo riassunto. Lo so, in genere non si fa in questo modo, ma voglio essere sicuro che nessuno di voi abbia perso il filo. Se confidate nelle vostre capacità cognitive, potete saltare direttamente al capitolo successivo” (cap. 14.5).

“…E se ancora la faccenda vi disturba, non so proprio cosa dirvi. Ci troviamo in alta montagna: cos’altro vi aspettavate?

Ernie ci porta nell’atelier dello scrittore, ci rivela le tecniche narrative più usate (“Questa in narrativa si chiama anticipazione”, Cap. 13); ironizza a distanza sulla figura dell’editor (“ti sfido, editor: cassa tutto il paragrafo, se hai il coraggio”, cap. 11) e anche su quella dell’editore (“Il mio editore si sta scapicollando per pubblicare questo un mese prima”, Epilogo); critica impietosamente gli scrittori contemporanei perché non rispettano le regole del genere giallo (“La narrativa moderna le trasgredisce quasi tutte. Anzi, le fa proprio a pezzi perché punta a ingannare il lettore”, Cap. 17) e però nello stesso tempo le mette in ridicolo:

“so […]di aver accennato come niente fosse alla presenza di una stramaledetta biblioteca con caminetto […]. A questo punto, l’elenco di Cliché da Libro Giallo è pressoché completo” (Cap. 11).

Ernie tiene soprattutto a rispettare una legge suprema: essere un narratore ‘affidabile’, dicendo la verità, tutta la verità e nient’altro che la verità ai suoi lettori. Cosa non sempre facilissima, perché nella sua famiglia tutti, lui compreso, hanno ucciso qualcuno.

Casa editrice Feltrinelli

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