Tutto ciò che è mio, lo porto con me

William Landay 📚

La donna che scomparve

Il 12 novembre 1975, Jane diventa “la Donna che scomparve”. Svanita nel nulla, senza lasciare traccia di sé, nonostante la sua “assenza”, è la “presenza” fondamentale nel romanzo di Landay, il nucleo intorno al quale si dipana tutto l’intreccio. 

Il caso che nasce intorno alla sua sparizione ha un’ampia cassa di risonanza nei media dell’epoca. Il primo, e unico, sospettato è il marito Dan.

Ma non c’è il cadavere e non c’è il movente: Dan ha un’amante, sì, ma è un avvocato di successo, sa che può divorziare, senza diventare un assassino. 

Ben presto, come accade spesso, l’attenzione intorno al fatto si attenua e quello di Jane diventa un cold case. 

A distanza di anni, nelle indagini si verificano un paio di svolte, che rimettono in discussione le poche certezze acquisite e sembrano offrire la corretta chiave di lettura di tutta la questione.

Ma sappiamo bene che nei thriller ciò che “sembra”, spesso non “è”: infatti il finale riserva un importante e definitivo colpo di scena. 

Omnia mea, mecum porto

La scomparsa di Jane genera, inevitabilmente, molte conseguenze negative. Con la sua improvvisa sparizione, la donna, per parafrasare il titolo, porta via con sé (annienta, cancella) tutto ciò che le apparteneva e per cui, fino ad allora, aveva vissuto: la sua famiglia, i tre figli, il marito, la sorella maggiore.

Più del colpo di scena finale, in questo romanzo non facile né particolarmente scorrevole, ciò che convince il lettore è il modo in cui Landay ha saputo descrivere e trasmettere il disagio di alcuni personaggi, l’idea che questo evento abbia distrutto una famiglia e condizionato delle esistenze in modo irreversibile. I figli più piccoli, poco più che bambini al momento dei fatti, interrompono i rapporti con il padre sospettato, vivono nel dubbio, non sanno perseguire un concreto progetto di vita, non intrecciano delle relazioni costruttive, si chiudono in se stessi, incapaci di trovare il loro posto nel mondo. 

“Non voglio parlare con nessun essere umano. Sono come un albero”.

La figlia Miranda descrive la sua famiglia come “riservata e nebulosa”, “stravagante e priva di veri genitori”.

Miranda, perennemente depressa, che ricerca la figura materna nella zia Kate o nella vicina di casa, condannata insieme a suo fratello Jeff a vivere in un limbo di attese senza speranza, si tatua sul braccio la frase latina, la cui traduzione costituisce il titolo (così particolare) di questo libro: omnia mea mecum porto.

Quasi a voler ribadire che nulla più le può essere sottratto, perché tutto ciò che è suo, lo porta con sé. 

Ringrazio la casa editrice Time crime per la copia digitale in omaggio 🌷

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Titolo: Tutto ciò che è mio lo porto con me

Casa editrice: Time Crime

Autore: William Landay

Traduzione: Chiara Beltrami

Data di pubblicazione: Novembre 2023

Pagine: 320

Prezzo dell’edizione cartacea: 16,00

Prezzo dell’edizione digitale: 7,99

SINOSSI

Un pomeriggio del novembre 1975, Miranda Larkin, dieci anni, torna da scuola e trova la casa stranamente silenziosa. La madre è scomparsa. Nulla è fuori posto. Non ci sono segni di lotta. Il suo portafoglio, come al solito, è all’ingresso. Inizia così un mistero che durerà una vita. Cosa è successo a Jane Larkin? Gli investigatori sospettano del marito, un avvocato penalista che saprebbe tranquillamente depistare la polizia. Ma senza prove che lo colleghino al crimine, il caso rimane irrisolto. Due decenni dopo l’indagine viene riaperta e i figli, ormai adulti, sono costretti a scegliere se stare dalla parte del padre o contro di lui. Colpevole o innocente? Un racconto familiare sui segreti, sulla vendetta, ma anche sull’amore che pone una domanda primordiale: fino a che punto i figli sono disposti a spingersi in nome della lealtà verso i genitori?

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